Un secondo metodo, quello oggi più usato, prevede invece la semina a spaglio, che può essere effettuata sia a mano che a macchina, comunque sempre su terreno già allagato. Per ottenere una copertura ottimale dell’area di semina, si utilizza la guida del navigatore satellitare (GPS), montato sul mezzo agricolo. Sarebbe altrimenti impossibile seguire la giusta direzione in una risaia allagata. La scelta di uno o dell’altro metodo viene fatta a seconda del terreno da seminare: nei terreni sabbiosi, poco compatti, la semina con la risaia allagata creerebbe non poche difficoltà alle piantine nel rimanere ancorate a terra in condizioni ventose; pertanto questa tecnica si usa su terreni forti.
Per la coltivazione del riso è necessaria una grande quantità di acqua, il cui livello nelle risaie deve essere continuamente corretto regolando le chiuse: diminuito nei periodi piovosi e aumentato in quelli più secchi. Il riso, infatti, è una pianta acquatica e quindi il terreno allagato è un elemento indispensabile perché possa crescere e vivere. La funzioni principali dell’acqua sono quelle di attenuare gli sbalzi della temperatura e controllare le erbe infestanti che vengono eliminate per soffocamento, aumentando o riducendo il livello dell’acqua a seconda delle necessità. Quello delle erbe infestanti è uno dei problemi maggiori nella coltivazione del riso, infatti bisogna eliminarle durante la crescita delle piantine, perché altrimenti ruberebbero nutrimento al terreno e creerebbero problemi al riso. Una volta anche questo compito era affidato alle mondine: il loro nome deriva proprio da questa operazione, la “monda”. L’epoca delle mondine finì e loro furono sostituite dai diserbanti. Negli anni, in questo ambito si sono fatti passi da gigante. Negli anni ’60, infatti, si è fatto un uso abbastanza indiscriminato dei diserbanti. Oggi invece si sta molto attenti e con le quantità che si usano, circa 600 volte meno, e la minore tossicità dei prodotti utilizzati, non c’è alcun pericolo di residui nel riso.